Articolo apparso sulla rivista Albatros di ottobre 2005:

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L'arte dell'ironia

Incontro con il pittore napoletano Salvatore Bossone. Nelle sue opere le sarcastiche immagini di un mondo futuro

di Domenico Raio

“Mi chiedo spesso, come saremo fra qualche centinaio di anni?.. Cosa saremo?… Ci saremo?… Avremo costruito un mondo migliore …, peggiore…; saremo più saggi o più stupidi?” Forse è proprio da questi interrogativi che nasce l'arte di Salvatore Bossone, napoletano, classe 1961, di formazione accademica e con uno stile inconfondibile che si esprime attraverso raffigurazioni che fanno dell'ironia il loro tratto caratteristico. Sono opere di contenuto, le sue, che spesso proiettano l'osservatore in degli scenari futuri sui quali l'artista invita a riflettere e a chiedersi se un certo progresso possa effettivamente considerarsi tale. In quel mondo futuro che Bossone s'immagina, l'uomo appare quasi come una presenza estranea ed è su questa inadeguatezza che molto del sarcasmo, col quale il pittore condisce sapientemente i suoi quadri, è costruito. L'uomo sembra non più riconoscere la terra come suo naturale habitat perché i suoi stessi artifici ne hanno ridotto lo spazio abitabile. Significativa l'opera “Sotto il vulcano” dove gli edifici di una Partenope a venire si presentano ormai su tre livelli sovrapposti comprimendo la circolazione degli abitanti in una ridotta striscia viaria tra il mare, popolato da minacciosi pesci, e le stesse costruzioni. Significativa “Quando ero giovane” in cui un gruppo di uomini di diversi continenti sembrano guardare alla luna come a un nuovo possibile spazio vitale che qualcuno ha già pensato di conquistare. Abbiamo intervistato l'artista Salvatore Bossone per conoscere da cosa scaturiscono le sue particolari visioni del mondo.

Come si è avvicinato al mondo dell'arte?

“Ho sempre disegnato. Da ragazzino più che altro m'interessava il design, specialmente quello automobilistico. A diciotto anni conobbi delle persone che dipingevano e fui incentivato a frequentare l'Accademia di Belle Arti. Pur non avendo frequentato l'istituto d'arte – provenivo dall'istituto tecnico – fui ammesso all'Accademia riuscendo a concludere gli studi.”.

Come ha sviluppato il suo stile?

“Ho fortunatamente la predisposizione a ridere un po' del mondo ma inizialmente la mia visione era molto più drammatica rispetto a quella odierna. Attraverso alcune esperienze e riflessioni personali e dopo aver conosciuto anche il buddismo, ho cambiato gradualmente il mio modo di vedere la realtà. Sul piano artistico il cambiamento si è manifestato attraverso i colori diventati più vivi e luminosi, ma anche alcune evoluzioni tecniche mi hanno permesso di utilizzare il colore in un certo senso divisionista.

Questa tecnica, alquanto lenta da praticare ma che in fondo mi appassiona, mi da la possibilità di produrre contrasti ed effetti di luce particolari.”

Da cosa nasce l'ispirazione?

Ho scritto questo sul mio catalogo e nel mio sito, forse posso rispondere così:

“Le immagini

sbucano dal caos dei sogni,

dell'inconscio.

Forse da vite passate…,

forse da vite future.

Ricordi lontani, pianeti in costruzione.

Le raccolgo le ritaglio,

le reincollo, le fondo.

Le scambio con altri sognatori.

La casa, il vulcano, il mare, la stella…

Provo a dargli un senso, cerco di organizzarle,

di interpretarle, fantastico, indago in mondi paralleli,

odo domande, aspetto risposte, progetto utopie…” .

A proposito visitate bossone.it.

Quale messaggio lanciano le sue opere?

“Mi piacerebbe poter far immaginare un mondo diverso visto che il nostro pianeta ha tanti problemi che sembra difficile fronteggiare. Siamo sicuramente ad un bivio. Ormai lo sanno tutti, non c'è bisogno di artisti veggenti o profeti. Non siamo capaci di risolvere i problemi che abbiamo noi stessi causato”.

Da cosa nasce la sua ironia?

“In molti artisti c'è la volontà e forse la presunzione, l'illusione di vedere oltre le cose, forse più in profondità, o semplicemente da un altro punto di vista che forse significa anche la possibilità di vedere la realtà nei suoi sviluppi. Siccome non sono un profeta né un veggente sdrammatizzo in maniera quasi automatica le mie visioni”.

articolo albatros